Coro Angelico dei Serafini: Kahethe’el

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Kahethe’el

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Dal 25 Aprile al 30 Aprile

Questo Angelo amministra le energie della Luna; di conseguenza, benché il suo elemento sia la Terra, egli è anche un Angelo delle Acque.

Conferisce inoltre estrema lucidità alle emozioni, alle cause dei nostri sentimenti di molteplice natura, alle loro origini, al loro potenziale.

Nacque in questi giorni il duca di Wellington, che a Waterloo assestò il colpo definitivo alle ambizioni imperiali di Napoleone, e si dedicò poi serenamente all’amministrazione delle colonie indiane; nacquero sotto il Serafino Kahethe’el anche Edward Gibbon, l’autore del monumentale Storia del declino e della caduta dell’ impero romano, e Saddam Hussein, che volle un impero e finì per distruggersi, pressando troppo sui popoli dell’ Iraq. con il suo pesante regime. E per quanto diversissimi tra loro, il duca, sia lo storico, sia il dittatore rappresentano altrettanti aspetti del principale talento dei Kahethe’el, che è quello del saper criticare spietatamente i sogni – i propri o quelli altrui, per loro non fa differenza.

Come fossero tutti quanti appassionati di Gibbon, anche i più idealisti, tra i protetti di questo Serafino hanno la tendenza, l’ansia anzi, di individuare in qualsiasi ideale i sintomi  della sua fatale decadenza e di potersi impedire così di crederci. Come Wellington, provano un senso di sollievo più o meno dissimulato ogni volta che qualche idolo ormai invecchiato cade, che qualche sogno che ha fatto il suo tempo si infrange: <Lo sapevo, io> dicono annuendo, e si sentono saggi e in pace con se stessi. Come un Saddam, infine rischiando di eccedere nel tener d’ ochhio e frenare il proprio animo e l’animo di chi vive con loro, perche sognì e speranze non vi prendono piede. Oppure il rischio è che osino , azzardino qualche ambizione – in gioventù specialmente, e fino ai quarant’anni il massimo -, e in quei momenti appaiono affascinanti brillanti belli nel fisico, pieni di fiducia nel loro prossimo e ricambiati da eguale fiducia, complimentati, e tanto rasa da dissolvere ogni forza ostile, visibile o invisibile, che possa trovarsi nel loro raggio d’azione; ma intanto è come se segretamente scommettessero contro se stessi; e riscuotono poi la vincita sottoforma di sconfitta e di <Lo sapevo, io>, anche qui.

Questi ultimi sono soltanto rischi, ripeto, e non certo funzioni obbligate nel loro destino. Ma e bene che i Kahethe’el preddano assoluatamente sul serio tra loro lato saddamico, e se ne tutelino. Tutte le volte, per esempio, che si scoprono in flagrante a cullare il pensiero di una piccolissima felicità domestica, e di un posto di lavoro sicuro e subordinato, di vacanze banali, e sospirano pensando a come se ne staranno tranquilli in pensione, sappiano che il loro lato peggiore sta agendo a loro danno, restringendo la loro visuale, inclinandoli a quelle poche pretese il cui unico pregio kaetiano è di somigliare pochissimo a desideri propiamente detti. Quando poi persistono a limitarsi così, sviluppano inevitabilmente un conformismo molto irritabile, pieno di sarcasmi rancorosi contro chiunque non lo condivida e anche, peggio ancora,  quella particolarissima ipocrisia  che è tipica delle persone che si sono imposte di non sperare e non gioire mai. E se si considera che i Kahethe’el amano esercitare un certo potere su chi li circonda, e sono generalmente dotati di buon talento comunicativo, è facile capire quali ombre possono irradiare sugli animi altrui. Eppure, spesso non possano farci nulla, quella strana modestia si impossessa di loro come una nevrosi, facendosi sentire meschini, insignificanti, e costringendoli, davvero ad annientare tutti i traguardi che potrebbero invece facilmente raggiungere. Come affrontare ed esorcizzare questo demone? Come sempre si fà con le proprie zone d’ombra: ascoltandole, intendendone la profonda ragione, che è in realtà nobilissima. Come altri protetti dai Serafini, i Kahethe’el si trovano fin dalla nascita in quel punto chiave della crescita spirituale in cui l’Io comincia a destare tutto ciò che è egoistico. Il loro animo sta per liberarsi ad altre altezze, è alla soglia di un nuovo modo di essere più aperto, generoso, luminoso, e li indispettisce, li offende addirittura, ogni tratto dell’io  ordinario che sappia badare soltanto al proprio vantaggio, alla propria piccola affermazione. I sogni di felicità che i  Kahethe’el si sentono spinti a censurare e a schiacciare sono in realtà quelli dell’io limitato, poco evoluto: se ne accorgano, e non cedano alla tentazione di fare di ogni erba un fascio, rifiutando ogni sogno a priori. Se si rendono conto che può esserci qualcosa di nuovo in cui valga la pena di credere, possono divenire splendidi strumenti di evoluzione umana, con la loro capacità di annientare tutto ciò che non sia alltrettanto nuovo e valido e pretenda soltanto di esserlo. Tra i  Kahethe’el illuminati si contano critici geniali della vanità della loro epoca, come il polemicissimo Karl Kraus, tanto temuto nella Germania prehitleriana; o critici della filosofia, come Ludwing Wittgenstein, tanto rigoroso, nel procedere del suo pensiero, da dar torto persino a se stesso: ripudiò infatti nella seconda parte della vita quel che aveva teorizzato nella prima; e felicissimi, wellingtoniani distruttori di miti esagerati o scaduti, come il poeta Cesare Pascarella ne La scoperta dell’America, o Nino Benvenuti, che con la sua aria da raggazzotto timido abbattè un gigante come Sugar Ray Robinson. Come educatori, benefattori, e promotori, poi i Kahethe’el possono essere splendidi, se sanno prendere a modella la fata di Cenerentola, che annichila sì le due sorrelaste, ma aiuta a far emergere nella bella fanciulla quelle doti che le altre avevano cercato di soffocare. Con qualche sforzo, e se ne riesce a porsi ideali degni e indubitabili, non è da esludere che un Kahethe’el possa fare lo stesso anche per se stesso, per la sua Cenerentola interiore: tentarlo costruttivamente è pur sempre una sfida più interessante del limitarsi sempre e soltanto al ruolo di <guardiani della soglia>, di selezionatori e setacci di ciò che negli altri ostacola l’ascesa alle più alte sfere della scoperta di sè.

Invocazione: per il potere di questo Nome, la luce che purifica cancella le forze invisibili che mi minacciano e disattiva ogni energia potenzialmente dannosa, comprese quelle che si annidano dentro di me. Lo stress si dissolve. La pressione si libera. Il mio ambiente è in equilibrio e pervaso di energie amiche. L’energia equilibrata e positiva permea il mio essere e il mondo.

Nadia Aglianò

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LETTURA ANGELICA

INIZIAZIONE

Fonte  “Libro degli Angeli” di Igor Sibaldi; tuttigliangeli.blogspot.it

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