La lettura allegorica di “Biancaneve e i sette nani”

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La fiaba della nota principessa “Biancaneve” avvelenata dalla strega-matrigna con una mela, pare riprendere alcuni concetti fondamentali delle antiche discipline esoteriche. “Biancaneve e i sette nani” dei Grimm – che, a loro volta, probabilmente, la ricavarono da miti più antichi – , tra i suoi significati ripropone il tema della creazione e della nascita del tempo. Essa fu poi ripresa dal padre dell’animazioone, Walt Disney che, da studioso di esoterismo (pare sia stato un adepto della Massoneria), vi riconobbe la rappresentazione del sistema solare e diede ai nani dei nomi significativi e per nulla casuali. È quanto spiega anche il fisico Vittorio Marchi nel suo libro “La scienza dell’Uno”.
Il primo della serie è Dotto, in inglese Doc, che rappresenta il sole, dunque la luce, il giorno del sorgere della vita e della veglia. Poi c’è Mammolo, in originale Bashful, ovvero il timido, che rispecchia, invece, l’aspetto femminile, quindi la luna e il giorno della settimana del lunedì. Brontolo, Grumphy, l’irritabile, è Marte (martedì), Cucciolo, Dopey, piccolo e giovane, è Mercurio (mercoledì), dio portatore dell’informazione segreta. A questi si aggiungono, Gongolo, Happy, il gioviale, che rappresenta Giove (giovedì), Eolo, Sneezy, custode dei venti per Venere (venerdì) e infine Pisolo, Sleepy, che trova in Saturno – sabato – il giorno del sonno e del riposo.
Biancaneve sarebbe l’ottavo elemento della storia. Otto è il numero della totalità e, nella sua rappresentazione grafica riflette il senso di un tempo che si riproduce in un eterno, ma mai ripetibile, ritorno. Sette degli elementi che fanno parte di questo scenario del mondo appartengono a una dimensione, per così dire, “ordinaria”, l’ottavo a una dimensione “straordinaria”.
I sette nanetti vivono da sempre nel bel mezzo del bosco, simbolo del mondo conosciuto. In esso, prima dell’arrivo di Biancaneve, l’azione, la rappresentazione della vita è ancora inespressa, il tempo ancora non esiste, essendo ogni cosa immersa in un eterno privo di ciclicità. L’arrivo della ragazza dà inizio al tempo trasformando il “C’era una volta” – tempo anteriore al tempo – in tempo storico, e innescando un processo di creazione che movimenta la staticità della ristretta realtà del bosco e porta in atto i sentimenti e con essi l’amore. Con l’innescarsi della vita compare, ovviamente, anche la morte e con essa la rinascita, mentre l’eternità cede il passo al tempo che da lineare si fa circolare.
La Matrigna non è altro che la Matrix, l’illusione, il simbolo delle forze oscure che si oppongono all’ordine dell’esistenza dell’Universo e che trae in inganno facendo scambiare una minima parte con il Tutto. La Matrigna precipita la protagonista nel torpore del sonno, cioè della non conoscenza, proprio del mondo dell’apparenza, ma Biancaneve riprenderà i sensi, destata dal richiamo della coscienza e trasforma il microcosmo dei nani in una dimensione prodigiosa.

Fonte: www.ripensandoci.com

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6 Risposte a “La lettura allegorica di “Biancaneve e i sette nani””

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